Satira

Chi fa carriera raggiunge il massimo livello di incompetenza

Libere considerazioni ispirate da “The Peter Principle”.

Nell’ambito dell’osservatore subordinato si ha spesso la sensazione che il superiore sia nettamente più incapace di quanto lo siamo noi nell’eseguire –  o semplicemente nel comprendere – semplici compiti o servizi di base.

L’avanzamento di livello (la premialità) non sempre dipende dal valore della maestranza, ma spesso è la gratifica per il minor danno provocato all’interno della struttura; la scelta del “meno peggio” è il pericoloso algoritmo a cui si fa spesso riferimento per il calcolo del soggetto adatto a ricoprire una specifica carica.

Il subordinato ha quindi la sensazione di avere a che fare con un superiore che non comprende o che non condivide, per presunta difformità di idee, la visione di un determinato fatto.

Per prima cosa vorrei citare un test a me molto caro, che per un certo periodo è stato posto come quesito agli aspiranti cadetti all’Accademia di West Point, futuri ufficiali comandanti dell’Esercito USA:

“Avete 50 fusti di carburante da portare al di là di un muro alto 12 metri: avete a disposizione 10 uomini per il compito”

La stragrande maggioranza degli aspiranti proponeva soluzioni empiriche al limite dell’equilibrismo da circo equestre: piramidi o colonne di uomini, catapulte umane, calcoli aritmetici su pesi e misure dei bidoni e così via; inutile dire che questi allievi non sarebbero mai stati ammessi al successivo esame.

La soluzione era tuttavia semplicissima: “Uomini, portate al di là del muro quei fottuti bidoni”

Brutale ma efficace.

Un vero capo non deve infatti preoccuparsi necessariamente del “come” un’azione verrà eseguita, a lui dovrebbe interessare il risultato, a lui deve essere fornito il materiale e tutto ciò che è utile perché il compito venga eseguito.
A lui resta poi la responsabilità di rispondere a chi – sopra di lui – è certo che il subalterno è stato messo nella condizione di eseguire al meglio il lavoro; e così via.

Pertanto in una piramide a ritroso anche l’uomo che dovrà portare il bidone al di là del muro deve avere la certezza che qualcuno dovrà fornirgli l’equipaggiamento per farlo; per questo in ambito militare esiste la logistica.

Quindi se un capo incarica i suoi subordinati di un compito palesemente ineseguibile (o potenzialmente tale) e soprattutto ne attende un risultato positivo è semplicemente un cretino.

Se poi oltre a non fornire equipaggiamento ed addestramento, accentra su se stesso il compito nella speranza che il riconoscimento sarà solo a suo beneficio è doppiamente cretino.
Se infine accumula su se stesso un numero tale di compiti che non riuscirà a portare a termine è da considerarsi un completo inetto.

La fiducia e il rischio sono i prezzi da pagare, essi crescono esponenzialmente quando si sale la piramide, parallelamente alla retribuzione. Più in alto arriverai e più rumore farai cadendo, ma se sarai oculato nelle tue scelte resterai in equilibrio più di quanto ti aspettavi.

Per questo accade che le valutazioni errate di un singolo dirigente portino un’azienda alla bancarotta, ma ben più importante è il mancato riconoscimento alle maestranze che non sono state messe nelle condizioni ottimali per poter dare il meglio.

I primi a pagare il conto sono spesso i subordinati, redarguiti, sanzionati o nella peggiore ipotesi rimossi, mentre i veri responsabili tendono a galleggiare molto più a lungo perché non esistono alternative o semplicemente perché è più complicato trovare una prova tangibile della loro responsabilità diretta.
Come il plotone di esecuzione: 5 uomini, uno di loro ha il fucile caricato a salve ma non lo sa; quindi ognuno di loro ha sempre una plausibile possibilità di smentita.

Nella peggiore delle ipotesi questi sono anche soggetti millantatori, che si nutrono dei successi altrui facendoli propri, badate, non stiamo parlando di superiori che ricevono il giusto riconoscimento per la corretta organizzazione, ma di veri e propri ladri di risultati che per il ruolo che ricoprono sono in grado di nascondere abilmente al pubblico gli autori del successo.

Il trionfo di questi personaggi è più garantito se nel corso degli anni hanno avuto l’abilità di circondarsi di collaboratori attivi e capaci ma non ambiziosi, meglio ancora se arrendevoli e palesemente assoggettati alle scelte altrui.